L’ARMONICA a BOCCA

L’armonica a bocca è un vero e proprio mondo… Le possibilità di questo strumento sono a dir poco, sorprendenti e inaspettate. Esistono più di 100 modelli diversi di armonica a bocca con caratteristiche molto diverse e peculiari.

 

Armonica diatonica “piccolo”
 
Si va dalla diatonica piccolo, regina dei canti della montagna e canzoni popolari, usata in trentina fin dai tempi dei nostri padri e nonni, all’armonica “Blues” con le sue caratteristiche uniche che ne fanno uno strumento a sé ed inconfondibile.

 

Armonica “basso”
Armonica “accordo”

Sono armoniche per complessi, costruite apposta per suonare insieme in gruppi di sole armoniche (trio, quartetto, quintetto, orchestra di armoniche…).

Si ottengono risultati lusinghieri, sia nel campo popolare che leggero, jazz e addirittura classico.

Armonica “cromatica”
Per arrivare infine all’armonica cromatica, la Regina, il punto di arrivo dell’evoluzione di questo strumento che pone l’armonica all’altezza di un qualsiasi altro strumento a fiato.
L’armonica cromatica è uno strumento completo in grado di eseguire qualsiasi tipo e genere di musica: dal repertorio classico sinfonico dove realizza il massimo delle sue qualità espressive fino al jazz, al blues, alle canzoni ed al folk. Non esiste spazio dove questo strumento non possa dare un valido e nuovo contributo all’espressione musicale. Oltre alla varietà di timbri, di vibrati, la possibilità di accordi e di effetti particolari ,ricorderemo anche l’estensione eccezionale che supera, nel modello più grande, le 4 ottave, ed infine le sue dimensioni: il modello a 4 ottave è inferiore ai 20 centimetri di lunghezza. E’ lo strumento che concentra più note in uno spazio minimo.

STORIA DELL’ARMONICA A BOCCA

Le origini dell’armonica sono piuttosto incerte. Gli organologi hanno identificato una stretta parentela con lo shêng cinese, uno strumento con una storia di 5000 anni. Questa originale tecnica di produzione del suono non fu comunque conosciuta in Occidente fino al XIX secolo, quando fu inventata l’armonica.
Il primo “organo a bocca”, costruito a somiglianza di ciò che noi oggi chiamiamo armonica, fu creato nel 1820 da Christian Friedrich Bushmann, un ragazzo di soli 16 anni discendente da una famiglia di costruttori di strumenti. Subito dopo, l’intraprendente giovane sviluppò l’aura: quindici lamine di metallo sistemate su piccoli canali di legno che si potevano suonare solo soffiando ma non aspirando.
Dopo di lui, il boemo Joseph Richter migliorò considerevolmente il progetto riducendo le dimensioni dello strumento (l’armonica di Bushmann aveva un diametro di 10 cm) e introducendo la doppia soniera, cioè una placca con montate le ance per le note da soffiare ed una con le ance per le note da aspirare. L’armonica di Richter era praticamente uguale agli strumenti che vengono suonati oggigiorno.
Nel 1857 Matthias Hohner rivoluzionò la storia dell’armonica, divenendo il leader mondiale assoluto in fatto di armoniche a bocca, producendo oltre 90 modelli diversi e adattandoli ai suoni e alle culture tradizionali.
Nel 1897 la Hohner produce 3.000.000 di armoniche a bocca, mentre nel 1911 ne produce 8.000.000. Negli anni ’20 negli Stati Uniti inizia l’età d’oro dell’armonica a bocca. Incisioni contenenti brani di blues, country e jazz, suonati con l’armonica arrivano, anche, al grande pubblico da artisti quali Vernon Dalhart e Deford Baley. Nascono complessi musicali formati da sole armoniche a bocca e con essi nuovi tipi d’armonica: oltre la diatonica, l’armonica cromatica, la basso, quella ad accordi. l’harmonetta, ecc. Il gruppo più famoso in quegli anni fu quello degli Harmonica Rascals (I monelli dell’armonica) che miscelavano abilmente cabaret e musica per armonica al limite del virtuosismo.
Negli anni ’30 negli Stati Uniti l’armonica a bocca diviene materia di studio nella maggior parte delle scuole pubbliche. Il giovane Larry Adler diventa il più famoso solista di armonica a bocca suonando brani che abbinano jazz e musica classica.

Nel 1947 il disco del trio di sole armoniche chiamato Harmonicats diventa negli Stati Uniti il disco più venduto. Sarà anche destinato a diventare uno dei dischi più venduti nella storia con più di 20 milioni di copie esaurite nel giro di poche settimane.
Nel 1951 l’armonicista di Chicago Little Walter, un autentico maestro del blues, incide il primo disco in cui è possibile ascoltare una armonica a bocca elettrificata. Altri artisti di quegli anni sono i musicisti blues inglesi John Mayall e Cyril Davies e il belga jazzista Jean Toots Thielemans.
Negli anni ’60 l’armonica viene utilizzata da cantanti che hanno diversa estrazione musicale come il cantante folk Bob Dylan o da gruppi come i Beatles e i Rolling Stones.
Magic Dick del gruppo rock J. Geils Band è l’unico armonicista che negli anni 70 riesce a godere di una certa popolarità, mentre l’uso dell’armonica nel rock e blues è in declino.

 

Il successo del film I Blues Brothers negli anni ’80 contribuisce a rinnovare in tutto il mondo l’interesse verso la musica blues e verso l’armonica a bocca. Nuove compagnie produttrici di armoniche a bocca si affacciano sul mercato: le giapponesi Huang, Yamaha e Suzuky, la brasiliana Hering e la nippo-americana Lee Oskar.
Nei anni ’90 nuovi armonicisti statunitensi come Howard Levy, Sugar Blue e John Popper (del gruppo Blues Traveller) aprono nuovi orizzonti musicali all’interno della musica jazz, blues e rock. Il ritorno della musica tradizionale acustica ed etnica negli Stati Uniti, in Canada, nelle Isole Britanniche e nel Nord Europa, favorisce un rinnovato interesse anche intorno all’uso dell’armonica a bocca in ambito folk.

Sono moltissimi i personaggi musicali che hanno fatto uso dell’armonica a bocca: Neil Young, Stevie Wonder, i Doobie Brothers, Van Morrison, Edoardo Bennato… ma citarli tutti è impossibile, come difficile sarebbe elencare tutti i film, telefilm, spot pubblicitari che la utilizzano come sottofondo. La lunga ed interessante storia di questo incredibile e magico strumento finisce con l’armonica che ritorna a casa, nei luoghi da cui era partita 5000 anni fa, perché la produzione di armoniche dei giorni nostri avviene nei paesi asiatici, dove, purtroppo, le lavorazioni sono quasi esclusivamente meccanizzate.